I miei GATTI
Con i vostri i occhi giallo d'ambra ,mi trasmettete l'immobile pensiero e lo sfuggente scatto. Quanto ho imparato e quanto ancora ho da imparare..voi per il mondo amici del male...per me un eterno mistero , state accoccolati sulla mia pancia dosando l'amore con estrema saggezza... come vi invidio miei felini amici!
Pensiero notturno alla mia dama triste.
Giovane dama incatenata a queste sbarre d'argento ed ebano,come puoi prigioniera del mondo osservarne le cupole dorate.... come puoi trasformare la nebbia che invade il tuo spirito in verbo? silenziosa vivi un eterno sogno tra le braccia di un uomo ,scrigno di una smaliziata bontà, Re di un cielo troppo sereno ,con la certezza che non esiste anima casta che non voglia essere contaminata da ciò che definisce male, ma che in verità sconosce e sfugge. ancora una volta dama triste attraverserai velocemente quel corridoio di specchi, adesso hai trovato le armi per dominare la paura nel vedere i tuoi infiniti riflessi , riconosci i tuoi occhi in quei laghi grandi e sconfinati.. le tue labbra dipinte rosse come il sangue... la notte nei tuoi capelli neri serpenti, ancora una volta aspetterai l'alba ed io pazientemente ascolterò la tua canzone triste, tu sei l'attesa! discreta..silenziosa.... amabile.. attesa.
Coccodè
Cartolina d' amore.
Nell' isola del sogno, alla piazzetta, una rete si snoda in bianche trame,desta un profondo senso di distacco. Ricoperta da veli fatti d'aria, al centro c'è un immagine silenziosa dei più nascosti voli della mente: è la candida culla del mistero che ci porta in un mondo senza tempo, o solo un tavolo bianco ..in questa terrazza troppo assolata?Quasi mi perdo...avvolto nel fumo della tua sigarette ,le tue parole mi appaiono credibili...in questo sole rimango in silenzio..voglio fidarmi ancora...voglio conservare questa cartolina senza alterarne il contenuto...fissarla nel mio cuore,tra il primo bacio ,il primo abbandono...le tue bugie ed i miei innumerevoli sbalzi di umore.
"Stupore di un Isolano"
Mare azzurro....verde...blu..grigio ed ancora nero.. mare che proietta luce..profondo come universo,stagnante o cristallino ...mare in tempesta o calmo da fondersi con l'orizzonte...mare di scogli duri come solo la pietra può essere...mare di bianca schiuma o di ocra giallo, mare freddo del nor..mare che ospita infinite razze....mare mistero che nutre l'animo e rende impotente l'essere umano con la sua forza ...mare di ruggine, di vecchi scialli travolti dal vento...mare di porti,di barche,di storie e leggende....mare nei tuoi occhi uomo dell'isola.. nei tuoi neri capelli donna che attende il tramonto...in ogni tua ruga vecchio seduto sull'uscio di casa... mare che ispira l'artista..mare che parla ed annega,mare che osservo e che mi stupisce ancora!
Telepatia? perchè no?
FATA NERA
Una notte nel Bosco, proprio mentre la Luna nutriva coi suoi raggi il candido bozzolo nel quale si stava formando una Fatina vegliata dagli altri Spiriti della Natura, passò una enorme nube nera che oscurò completamente l'astro e la sua luce. Non era una nube qualunque, fatta di pioggia, lampi e tempesta. Era una nube terribile che, passando sulle città degli uomini, si era saturata di rabbia, gas e frenesia, di rancore e rumori assordanti, di tutte le emozioni più dense e pesanti, di tutti i pensieri violenti. In due parole, puro veleno. Al passaggio della nube davanti alla Luna, immediatamente il bozzolo iniziò a sussultare e a contrarsi, e la sua luce cominciò ad affievolirsi.
Invano Fate, Elfi, Gnomi e Folletti si prodigarono intorno all'embrione di Fata: una cosa simile non era mai accaduta, e nessuno sapeva cosa fare. Non restava che attendere l'alba. L'alba venne, e col primo raggio di Sole l'involucro, ormai simile a un grumo di ragnatela rinsecchita, si ruppe.. Tutti trattennero il fiato, e alla vista della creatura che faticosamente uscì dal bozzolo non riuscirono a trattenere un gemito di orrore: era un essere informe e inquietante, senza contorni definiti, una Fata nera, densa e stropicciata come non se n'erano mai viste prima, dal viso e dal corpo segnati da solchi ancor più neri che la rendevano simile ad un frutto avvizzito.
Ammutoliti dallo stupore e dal timore, le creature del Bosco indietreggiarono svelte di un buon passo, allontanandosi dall'ultima nata.
Questa percepì il freddo e la distanza, e divenne ancor più informe e rinsecchita. "E' proprio brutta, con quelle rughe!" mormorò una Fata Azzurrina, e sul volto della Fata nera comparvero immediatamente altri solchi. "E' cosi nera e densa!" fece eco un'altra Fata, e nera divenne ancor più scura e densa, e si accigliò. "Sembra così goffa e contorta per essere una Fata..." disse uno Gnomo, e Scura si sentì rattrappire le gambe già malferme, e finì carponi a terra. Era appena venuta al mondo e non capiva cosa le stesse accadendo, ma di certo non era piacevole.
"E questo è niente! Guardate: senza luce com'è, le piante appassiranno al suo tocco!" gridò una Fata Verde, allarmando tutta la comunità del Bosco. "E i semi non germoglieranno!" terminò un'altra. Nera disorientata, si guardava intorno mentre il suo sguardo si faceva sempre più torvo e, chissà perché, appannato. "Una Fata con questo aspetto non può che essere malvagia o portare sfortuna..." sussurrò uno Gnomo, sottovoce sì,ma nn abbastanza Nera si voltò dalla sua parte proprio mentre una grossa ghianda si staccava dalla quercia sovrastante e colpiva lo Gnomo dritto sulla testa... A quel punto fu un parapiglia generale: mentre alcuni Gnomi soccorrevano l'incauto sfortunato, Fate e Folletti si abbandonavano ad animati commenti: "Allora è vero che porta sfortuna!" faceva uno. "E' lei stessa una sfortuna per la nostra comunità!" diceva un altro, e così via. Nera sentiva dolore dappertutto mentre il corpo si raggrinziva ancora, e un dolore al petto che si faceva sempre più acuto; il suo corpo si accartocciava e il suo sguardo diventava sempre più annebbiato, fino a che un liquido salato prese a scorrerle dagli occhi lungo il viso. Poi qualcosa in lei si ruppe, e con un urlo che raggelò i presenti fece un balzo e si trascinò barcollando nel folto del Bosco.
Mentre passava accanto ai ruscello, l'istinto le suggerì di specchiarvisi per vedere cosa spaventava tanto chi l'aveva accolta, ma le fate dell'acqua stesse, alla sua vista, indietreggiarono, così che l'acqua si ritirò. Era davvero troppo per la piccola fata Nera che, con un grugnito insieme sdegnoso e rassegnato, sparì rifugiandosi in quell'angolo ombroso del Bosco dove il Sole non batteva mai.
Un Elfo dal cuore sensibile aveva assistito pensieroso al susseguirsi di avvenimenti che avevano gettato il Bosco nel panico, panico che, come ben si sa, non si addice molto agli Spiriti fatati. Gli Elfi, creature che amano la compagnia delle Fate, sono fortunatamente molto rapidi nel captare l'essenza degli eventi e a formulare soluzioni. L'Elfo aveva notato che la piccola Fata Nera era peggiorata a vista d'occhio dopo la sua nascita, come se avesse dato corpo ai timori e alle previsioni dei suoi compagni sconcertati. E certamente era stato l'influsso di quella nube a causare quello strano fenomeno. L'Elfo si mise allora alla ricerca della Fata, certo di poter rimediare alla situazione, e la scovò raggomitolata nel freddo e buio angolo del Bosco dove crescevano solo i funghi velenosi
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L'Elfo non aveva paura di Nera perché aveva il cuore leggero come l'Aria e l'Aria non si può ferire, quindi le sì avvicinò e cominciò a soffiarle intono piccoli vortici leggeri come lui, cercando di solleticarla per farla almeno sorridere. Ma Nera non ne voleva sapere, e con uno "sgrunt" sì girò dall'altra parte. Allora l'Elfo volò a raccogliere dal fiore più vicino una goccia di nettare dolcissimo e lo offrì alla Fata intrufolandosi tra le foglie marce che la celavano. Nera si irritò ancor di più e, per scacciare l'intruso, cercò di colpirlo, ritrovandosi tutta impiastricciata di nettare che, suo malgrado, così assaggiò. Tutta quella dolcezza sembrò placare il suo tormento, e finalmente Nera si addormentò. Intanto l'Elfo aveva riunito l'assemblea, esponendo un piano che aveva convinto tutti gli Spiriti della Natura abitanti nel Bosco. Tutti quanti, dispiaciuti per essersi lasciati travolgere dalle loro paure e per aver abbandonato a se stesso un membro della comunità del Bosco in difficoltà, si misero all'opera cercando di aiutare quella piccola Fata Nera che forse essi stessi, inconsapevolmente, avevano contribuito a far diventare un mostro. Fate, Gnomi, Elfi e Folletti lavorarono tutto il giorno per sfoltire la vegetazione che, nel luogo in cui Nera si era rifugiata, ostacolava il passaggio ella luce.
Verso il tramonto, trasportarono nei luogo in cui Nera giaceva una gran quantità di profumati petali di fiori dei più bei colori, e senza svegliare la piccola, li sostituirono alle foglie marce che la nascondevano alla vista. Poi la vegliarono tutta la notte e, mentre la luce della Luna che filtrava tra i rami e le foglie la accarezzava dolcemente, cantarono per lei. "Sei una Fata bellissima..." intonava un Elfo; "...luminosa e leggera..." proseguiva una Fata; "...Sei sensibile e flessuosa..." cantava qualcuno, "...gentile ed elegante..." concludeva qualcun altro, e così in coro, per tutta la notte, gli Spiriti fatati del Bosco tesserono gli elogi di quella piccola Fata, inviandole dal profondo del cuore parole e pensieri accoglienti, pieni d'amore e di tenerezza. Giunse l'alba, e la Fatina si svegliò con uno strano solletico nel petto. Il dolore era un ricordo lontano, forse un brutto sogno. Qualcosa in lei era mutato, e nello stiracchiarsi del risveglio percepiva il corpo trasformato, leggero. Le Salamandre dei primi raggi di Sole la riscaldarono, mentre timida faceva capolino tra bellissimi colori che non aveva mai visto. Agli occhi della comunità del Bosco, che aveva vegliato tutta la notte, apparve una bellissima Fatina della notte,blue ,nera ed argento luminoso, titubante e stupita almeno quanto loro di un tale miracolo di trasformazione, operato dal potere dell'amore e della fiducia trasmessi da tutti quei cuori riuniti insieme.
Amica se andassi via?
riflessione su oggi ....
INQUISIZIONE DELL'ANIMO
"Io so cosa vuol dire bruciare, sentire ardere il corpo...l'amore invadere la tua mente... ciò che mi spaventa non è l'odio, ma la buona fede che lacera l'anima ed il corpo..con infinita superficialità. usare DIO per far male...quel senso di colpa che ci si porta addosso come un marchio indelebile...soddisfazione di preti e suore che il coraggio vantano nella paura di affrontare la vita. la ragione inquisisce il mio essere sul rogo del perbenismo. maschere ipocrite mi urlano ...profano! ma io sento il mio amore scorrermi dentro ....sii te stesso ,mi dice, ciò che è stato creato...figlio disperso...luce nella notte...attimo eterno di vivace passione e struggente malinconia"